ChatGPT e il Garante della Privacy: a che punto siamo (e dove andiamo)?

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chatGPT e garante della privacy

In questo articolo non parleremo di che cos’è ChatGPT. Praticamente chiunque ormai sa di cosa si tratta. E questa non è neanche una guida su come si usa ChatGPT e sulle sue infinite possibilità. Potrai tranquillamente scoprirlo da solo quando tornerà disponibile.

Parliamo invece della notizia del momento, anzi le notizie del momento che riguardano l’intelligenza artificiale e più in particolare il software lanciato da OpenAi.

ChatGPT e Garante della Privacy: cosa è successo?

Il Garante della Privacy non è una figura mitologica e nemmeno l’uomo nero che trascina l’Italia del Medioevo.

Il Garante della Privacy, come disposto dall’articolo 154 del D.Lgs. 196/2003, si occupa di controllare che i trattamenti dei dati personali siano effettuati nel rispetto delle norme di legge. È dunque colui che deve far rispettare il regolamento generale sulla protezione dei dati personali, l’ormai celebre GDPR. Ed è proprio adempiendo a questo compito che ha emanato un provvedimento in cui richiedeva ad OpenAi (l’organizzazione che ha sviluppato ChatGPT) dei chiarimenti.

In particolare, il Garante ha rilevato queste criticità.

  • Non viene fornita alcuna informativa agli utenti né agli interessati i cui dati sono stati raccolti e trattati.
  • Manca un’idonea base giuridica in relazione alla raccolta dei dati personali e al loro trattamento per scopo di addestramento degli algoritmi sottesi al funzionamento di ChatGPT.
  • Il trattamento dei dati personali risulta inesatto in quanto le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale.
  • Non viene verificata in alcun modo l’età degli utenti che, secondo i termini pubblicati da OpenAi, dovrebbero avere compiuto 13 anni.

Il Garante della Privacy ha quindi essenzialmente fatto il proprio dovere nel segnalare questi aspetti critici. Niente di più, niente di meno. Lui è lì per questo!

E in effetti quelli di OpenAi non si sono scomposti più di tanto visto che sul loro sito troviamo queste parole.

Ci impegniamo a proteggere la privacy delle persone e riteniamo di offrire ChatGPT in conformità con il GDPR e le altre leggi sulla privacy. Ci impegneremo con il Garante con l’obiettivo di ripristinare l’accesso a ChatGPT il prima possibile.

Le reazioni alla decisione del Garante su ChatGPT: un po’ di melodramma all’italiana

Ed è così che il servizio ChatGPT è stato temporaneamente bloccato nel nostro paese, scatenando reazioni, polemiche e attacchi. Si parla di Medioevo e di recessione, quando il Garante della Privacy ha semplicemente applicato il regolamento europeo. Anzi, non ci sarebbe da stupirsi se nelle prossime settimane altri paesi seguissero la linea tracciata dall’Italia.

Da una parte, si capisce lo sconforto e l’insofferenza. ChatGPT è uno strumento prezioso, che accorcia i tempi e semplifica il lavoro in tantissimi campi. Noi per primi avevamo appena iniziato a scoprirne tutte le potenzialità, quindi trovare quel disarmante messaggio invece dell’interfaccia di chat a cui eravamo abituati, ci ha lasciato con parecchio amaro in bocca.

Dall’altra parte, però, la questione del trattamento dei dati personali è delicata, letteralmente sensibile! Il regolamento che la disciplina è legge, non chiacchiere da bar, quindi non possiamo ignorarlo. Così come non possiamo ignorare le pericolose implicazioni che possono derivare da scorrettezze in fatto di privacy e dati personali.

In conclusione: dove siamo e soprattutto dove andiamo?

Siamo in attesa.

Il Garante e ChatGPT si incontrano oggi e probabilmente avremo qualche novità a breve.

Sul dove andiamo, la questione è molto più intricata.

Non c’è dubbio che l’Intelligenza Artificiale sia una materia che offre potenzialità sorprendenti ma porta con sé anche numerosi rischi a livello etico e sociale. Eleviamoci per un attimo al di sopra di sterili polemiche e superficiali allarmismi e proviamo a considerare la decisione del Garante italiano come il primo passo verso una questione che merita di essere approfondita. 

Esiste già una proposta a livello europeo per regolamentare l’Intelligenza Artificiale che risale al 2021 ma che, ancora, è ferma. Questo regolamento sarà ispirato ai valori fondamentali del GDPR e dell’Unione Europea e c’è da aspettarsi che porrà un freno allo sviluppo incontrollato di questi sistemi. Manipolazione del comportamento umano, sorveglianza di massa o sfruttamento delle informazioni su gruppi di individui sono tutti pericoli reali che devono essere scongiurati tramite una regolamentazione chiara e condivisa.

Che facciamo adesso?

A tutti gli orfani di ChatGPT consigliamo di cercare strade alternative (ce ne sono già, in Italia siamo parecchio bravi nel mettere in pratica il detto “fatta la legge, trovato l’inganno”) ma di utilizzare questi strumenti con criticità, consapevolezza e responsabilità.

Oppure basta tornare a vivere e lavorare come facevamo sei mesi fa!

Se vuoi un partner strategico per il tuo business che sappia lavorare anche senza Intelligenza Artificiale, scrivici e raccontaci le tue esigenze.

Irene Bicchielli

Irene Bicchielli

COPYWRITER & CONTENT CREATOR
Curiosa ed entusiasta per natura, ama le parole, il cinema e il caffè.In perenne equilibrio tra la lucida razionalità della SEO e la creatività dello scrittore, ogni giorno racconta storie che danno voce a brand e aziende di ogni settore.

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