La User eXperience, spesso abbreviata con UX, si riferisce all’esperienza dell’utente ovvero a quell’insieme di aspetti soggettivi che prova un utente quando visita un sito, accede ad un servizio, utilizza un prodotto.
Il concetto di usabilità ed esperienza dell’utente si traducono in sensazioni, emozioni e valori che vengono provati, vertendo sulla semplicità di utilizzo, l’efficienza e l’utilità.
Anni fa veniva chiamata Web Usability, ma comunque la si chiami il focus è lo human-centred design: l’utente è al centro di tutto.
Una user experience ben studiata, monitorata e implementata nel tempo può portare ad una buona customer experience.
Nello specifico, la UX identifica l’esperienza di un utente finale attraverso prodotti: ovvero riguarda tutte quelle attività che si occupano dei processi che portano le persone a interagire con un ecommerce, con il prodotto, il brand in generale e dell’esperienza che ricevono da tale interazione.
La Customer experience (CX) invece si riferisce all’esperienza di un cliente in tutti i punti di contatto di un brand: non si tratta soltanto della navigazione sul sito o e-commerce ma anche del servizio clienti tramite telefono, email o social, dei negozi fisici. La CX riguarda tutte le interazioni che si hanno con un brand.
Come deve essere la User Experience
Perché la UX funzioni, si deve interessare principalmente ai risultati che gli utenti intendono raggiungere.
Ad esempio non il prodotto ma quello che possono fare con esso, non il servizio ma i risultati che gli permetterà di raggiungere e così via.
In particolare, facciamo attenzione a:
- comprensione della piattaforma in cui si trovano gli utenti
- coinvolgimento degli utenti nell’esperienza
- integrazione dei feedback
Come influisce la User Experience sulla SEO
Google ha individuato una serie di fattori di ranking, tra questi troviamo l’usabilità del sito: infatti pare esistere un rapporto proporzionale tra questa e le prestazioni riscontrate in Google Search Console.
In parole semplici: più un sito è difficile da utilizzare, più è possibile che venga penalizzato dal motore di ricerca.
Anche perché la permanenza di un utente su un sito, il bounce rate e le risposte alle CTA sono dovute in larga parte alla user experience.
Altri fattori che vanno ad influire sul ranking sono la rapidità di caricamento di una pagina, la velocità di risposta del server, la fruibilità di navigazione da mobile.
Concentrarci solo sulla SEO lasciando perdere la UX sarebbe un grave errore: dovrebbero andare di pari passo poiché l’una influenza l’altra. Spesso infatti i problemi relativi alla user experience emergono dopo aver effettuato un’analisi in ottica SEO.
Creiamo quindi contenuti di alta qualità secondo le regole SEO ma non dimentichiamoci di renderli fruibili anche nella forma: rendiamo unica e significativa l’esperienza dell’utente.
Unire UX e SEO per influenzare il ranking
Per capire su cosa puntare e dove andare a migliorare è necessario un monitoraggio continuo del sito e delle prestazioni, tenendo conto anche di strumenti come le heatmap.
Su cosa puntare per scalare la SERP e ottenere un buon punteggio sia dal punto di vista SEO che della UX?
- Target audience: a chi ci stiamo rivolgendo? Il nostro target è quello giusto? I risultati che proponiamo sul nostro sito devono corrispondere alle ricerche degli utenti, è importante quindi analizzare la frequenza di rimbalzo, la risposta positiva o negativa alle call to action presenti, comprendere se sono state posizionate in modo strategico, etc
- Keyword research e intento di ricerca: rispondiamo ad un bisogno degli utenti che atterrano sul nostro sito e trovano le soluzioni che stavano cercando. A quel punto è probabile che si trattengano e che decidano di navigare più a lungo tra le pagine (aumentando così il tempo di permanenza)
- Struttura dei contenuti di un sito: come scorrono le pagine del sito? Com’è organizzata la sitemap? Una buona architettura, gerarchica e intuitiva, aiuterà l’utente a individuare tutte le informazioni di cui ha bisogno
- Sito responsive: un sito nel 2022 deve sapersi adattare in base al dispositivo con il quale viene visualizzato (desktop, tablet, smartphone). E deve anche tenere conto che la maggior parte delle visite avverrà da mobile, questo è uno dei fattori che influenza maggiormente l’esperienza degli utenti. La user experience da mobile va ottimizzata sempre, soprattutto nel caso in un e-commerce: quando l’esperienza offerta non rispetta le aspettative il tasso di conversione ne risente
Core Web Vitals: la UX secondo Google
I Core Web Vitals sono delle metriche individuate da Google come un insieme comune di segnali fondamentali per tutte le esperienze web:
- si applicano a tutte le pagine
- vanno misurati dai proprietari del sito
- si possono visualizzare negli strumenti forniti da Google
Perché i Core Web Vitals sono importanti per la UX?
Perché ognuna delle tre metriche si riferisce ad un aspetto dell’esperienza dell’utente ed è misurabile sul campo: riflettono l’esperienza reale di un risultato critico focalizzato sull’utente.
Che cosa cambia tra UX e UI
Abbiamo visto che cos’è la user experience, abbreviata UX, ma si legge spesso anche la sigla UI: di che si tratta?
La UI sta per User Interface, ovvero il design dell’interfaccia utente, il layout grafico che ritroviamo su un sito o un’applicazione.
I suoi elementi sono:
- i pulsanti su cui clicchiamo
- il testo, le immagini, i cursori, i campi di immissione del testo che vengono inseriti e con i quali l’utente si trova a interagire
- il layout dello schermo
- le transizioni e le animazioni dell’interfaccia
Riguarda tutta la parte estetica: che colori utilizzare, quale tipo di font, gli spazi, le forme.
Deve essere coerente e riconoscibile, garantendo un’ottima user experience finale.
UX writing VS copywriting: cosa cambia
Se il copywriter è quel professionista che si occupa di creare contenuti editoriali per le aziende, l’UX Writer si occuperà invece di realizzare microcopy che impattano in modo positivo l’esperienza dell’utente.
Il lavoro dell’ux writer si intreccia strettamente a quello di designer, programmatori e area marketing per creare una strategia condivisa.
L’ux writing non si interessa quindi di scrivere lunghi testi e contenuti di qualità, ma di trovare le parole giuste, contenuti brevi che indirizzino gli utenti nelle pagine del sito.
Scriverà quindi tutte quelle frasi brevi con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni, che ci sembrano scontate ma che hanno un grosso lavoro di ricerca alle spalle: i bottoni delle CTA, i testi delle pagine 404 e dei messaggi di errore, headline e sottotitoli, i tag title delle pagine, meta description, etichette dei menu, didascalie e tag alt, campi di vari moduli, istruzioni e FAQ, testi di percorsi.
Che cosa fa lo UX designer
L’UX designer si occupa della progettazione dell’esperienza dell’utente.
Il suo obiettivo è garantire che l’utilizzo di un prodotto, un servizio o una piattaforma sia semplice, intuitivo e piacevole.
Per raggiungere questo traguardo, l’UX design concerne tantissime attività che si interessano di individuare il target e raccogliere informazioni sui comportamenti e le preferenze utilizzando competenze come content strategy, user research e di programmazione (linguaggi HTML, CSS e JavaScript).
h2 Gli utenti prima di tutto: anche sui social
Anche sui social l’esperienza degli utenti è fondamentale se non determinante per permettere la crescita della propria community.
Oltre al tone of voice, i formati delle grafiche e il tipo di contenuto da proporre, di seguito qualche regola da seguire per una buona UX sui social:
- evitare termini troppo tecnici: i tecnicismi si sposano male nel contesto social. Meglio proporre contenuti semplici di facile fruibilità, che non richiedono un investimento mentale
- evitare i post lunghi e ammassati: regola base per scrivere un post, no ai muri di testo! Se il contenuto è molto denso è necessario suddividerlo in paragrafi separati da emoji, l’impatto visivo è importantissimo.
- utilizzare gli hashtag senza abusarne: una pratica ormai obsoleta è quella di inserire tantissimi hashtag nella speranza di essere intercettati da un pubblico più ampio. Ma il rischio di shadow ban è dietro l’angolo. Un massimo di dieci hashtag ben studiati è perfetto.
- scegliere immagini genuine: i follower amano i contenuti reali, curiosare dietro le quinte. Per questo le fotografie vere, di vita reale, sono apprezzate e generano empatia.
- bilanciare i post organici con quelli adv: i post promozionali devono essere presenti in una percentuale minore perché possono risultare aggressivi e non sempre hanno un impatto positivo. L’invito alla CTA può e deve esserci ma non in ogni contenuto.
La user experience è un concetto relativamente giovane in Italia, anche se il termine è stato per la prima volta reso noto da Donald Norman nel 1995, ma va tenuto d’occhio perché avrà sempre maggiore importanza.
Un lavoro costante, che vede al centro l’utente e la sincronizzazione su più livelli di tanti professionisti del settore saranno la vera strategia per affrontare le prossime sfide in questo campo.
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